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Controllo GPS e Privacy: Perché un’Azienda di Autotrasporto è stata Multata di 50.000 Euro dal Garante

Il Garante Privacy ha sanzionato un’azienda di autotrasporto per uso illecito del GPS sui veicoli aziendali. Scopri cosa è successo e come evitare sanzioni simili.

Introduzione

Il 2024 si chiude con un importante richiamo per il settore dell’autotrasporto: il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha comminato una multa da 50.000 euro a un’azienda sarda per violazioni legate al monitoraggio GPS dei propri autisti. Un caso emblematico che evidenzia quanto sia fondamentale, oggi, conciliare le esigenze operative delle imprese con il rispetto della privacy dei lavoratori.

In questo articolo analizziamo i punti chiave della vicenda, le norme coinvolte e cosa devono fare le aziende per non incorrere in sanzioni simili.

 

Il Caso: Cosa è Successo

Tutto parte da un reclamo presentato nel settembre 2024 da un ex dipendente di un’azienda di autotrasporto della Sardegna. L’uomo denunciava la presenza di sistemi di localizzazione GPS installati sui veicoli aziendali senza una corretta informazione ai lavoratori e senza il rispetto delle garanzie previste dallo Statuto dei Lavoratori (Legge 300/1970).

Secondo quanto riportato dal Garante:

  • I dispositivi GPS erano attivi in modo continuativo, anche durante le pause.
  • L’identità dell’autista era indirettamente sempre ricostruibile, dato che ogni veicolo era solitamente assegnato a uno specifico dipendente.
  • L’informativa fornita in azienda era contraddittoria, lacunosa e contenente refusi.

Malgrado l’azienda affermasse di aver ottenuto l’autorizzazione dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro e di aver affisso avvisi in bacheca, il Garante ha ritenuto che le garanzie minime previste dalla normativa non fossero state rispettate.

 

Le Violazioni Accertate dal Garante

Il Garante ha individuato diverse e gravi violazioni:

1 Informativa Incompleta e Fuorviante

L’azienda non ha fornito un’informativa trasparente e comprensibile ai lavoratori. In particolare:

  • Non era chiaro che la geolocalizzazione fosse attiva 24/7.
  • L’informativa conteneva errori e contraddizioni, compromettendo la consapevolezza dei dipendenti.

2 Conservazione Eccessiva dei Dati

I dati di geolocalizzazione venivano conservati per 180 giorni, un periodo considerato sproporzionato rispetto alle finalità dichiarate (es. sicurezza, gestione logistica, tutela del patrimonio aziendale).

3 Tracciamento Indiretto dei Lavoratori

L’associazione tra veicolo e autista era di fatto stabile, rendendo possibile il monitoraggio individuale del dipendente, anche se l’azienda sosteneva il contrario.

4 Mancata Risposta alle Richieste del Garante

L’azienda ha ignorato una richiesta formale di informazioni da parte dell’autorità, comportamento che ha aggravato la sanzione.

 

Le Norme Coinvolte

Questa vicenda chiama in causa diverse normative chiave:

GDPR (Regolamento UE 2016/679)

  • 5: principio di minimizzazione dei dati
  • 13: obbligo di informativa
  • 32: sicurezza del trattamento

Statuto dei Lavoratori (art. 4)

Prevede che l’utilizzo di strumenti per il controllo a distanza è lecito solo previo accordo sindacale o autorizzazione dell’Ispettorato del Lavoro e comunque nel rispetto della dignità del lavoratore.

Codice Privacy (D.lgs. 196/2003, come modificato)

Rinforza il principio di proporzionalità e liceità del trattamento nei contesti lavorativi.

 

L’Importanza della Trasparenza nel Monitoraggio GPS

Le tecnologie di geolocalizzazione sono strumenti potenti per migliorare la logistica, ottimizzare i costi e garantire la sicurezza. Tuttavia:

“Ogni sistema che permette il tracciamento di una persona è un trattamento di dati personali, e come tale va regolamentato.”

Ecco i rischi principali per le aziende:

  • Esporsi a sanzioni amministrative molto elevate (fino a 20 milioni di euro o il 4% del fatturato globale secondo il GDPR).
  • Perdita di fiducia da parte dei lavoratori.
  • Danni reputazionali se il caso diventa pubblico.

 

Cosa Devono Fare le Aziende di Autotrasporto

Per utilizzare in modo lecito i sistemi GPS, le aziende devono adottare un approccio conforme e trasparente. Ecco una check-list utile:

 1 Richiedere l’Autorizzazione o Raggiungere un Accordo Sindacale

Secondo l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori, è obbligatorio.

2 Redigere un’Informativa Chiara e Completa

  • Indicare chi tratta i dati, per quali finalità, con quale base giuridica.
  • Specificare i tempi di conservazione.
  • Illustrare i diritti degli interessati.

3 Minimizzare la Raccolta dei Dati

Attivare la geolocalizzazione solo quando necessario (es. durante il servizio) ed evitare il tracciamento nelle pause.

4 Formare il Personale

I lavoratori devono essere consapevoli degli strumenti utilizzati, del loro funzionamento e dei propri diritti.

5 Redigere un Registro dei Trattamenti

Obbligatorio ai sensi del GDPR per ogni trattamento di dati sistematico.

6 Nominare un Responsabile della Protezione dei Dati (DPO)

Consigliato (e in alcuni casi obbligatorio) per aziende che effettuano trattamenti su larga scala.

 

Reazioni del Settore

Claudio Carrano, CEO della piattaforma Golia360, ha commentato il caso ricordando che ogni realtà aziendale è diversa e non bisogna generalizzare. Ha sottolineato l’importanza di effettuare audit e affidarsi a consulenze legali specializzate.

Questa visione è condivisibile: molte aziende, pur non avendo intenzioni malevole, trascurano gli adempimenti formali, espongendosi a gravi rischi legali.

 

Conclusione

Il caso della sanzione da 50.000 euro non è solo una notizia, ma un campanello d’allarme per tutto il settore dell’autotrasporto. Usare tecnologie avanzate non significa rinunciare al rispetto della legge.

Le imprese devono adottare una cultura della compliance normativa, affiancata da strumenti legali, policy aggiornate e formazione continua.

 

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