
GPS, dipendenti e privacy: cosa può (e non può) fare la tua azienda per controllarti?
Controllo GPS dipendenti: cosa dice il GDPR, cosa può fare legalmente un’azienda e quali sono le sanzioni? Scopri come gestire la geolocalizzazione nel rispetto della privacy.
Perché il controllo GPS è un tema sempre più delicato?
L’uso di sistemi di geolocalizzazione GPS da parte delle aziende è in costante crescita. Dallo smart working al controllo delle flotte aziendali, fino al monitoraggio delle attività dei dipendenti in mobilità, il GPS è uno strumento potente ma anche delicato.
Proprio per questo, il tema si colloca oggi al centro del dibattito sulla privacy dei lavoratori, con un aumento dei contenziosi e dei procedimenti sanzionatori da parte del Garante per la Protezione dei Dati Personali.
Ma cosa può davvero fare un’azienda per controllare i propri dipendenti tramite GPS? E dove si trova il confine tra legittimità e violazione della privacy?
Cos’è il controllo GPS in azienda?
Il controllo GPS dei dipendenti può avvenire in vari modi:
- Veicoli aziendali dotati di sistemi di tracciamento
- Smartphone aziendali con app di geolocalizzazione attiva
- Dispositivi wearable (es. smartwatch) o badge intelligenti
Lo scopo può essere legittimo: ottimizzare i percorsi, aumentare l’efficienza, proteggere il patrimonio aziendale. Ma l’uso di questi strumenti implica la raccolta di dati personali, spesso anche al di fuori dell’orario di lavoro.
Ed è qui che entra in gioco il Regolamento Europeo sulla Protezione dei Dati (GDPR).
Cosa dice il GDPR sul controllo GPS?
Il GDPR stabilisce chiaramente i principi fondamentali per qualsiasi trattamento di dati personali, compresi quelli raccolti tramite sistemi GPS. Vediamoli in sintesi:
✅ Liceità
Il trattamento deve avere una base giuridica valida, come il legittimo interesse del titolare, l’adempimento di un contratto di lavoro o un obbligo legale.
✅ Proporzionalità
I dati devono essere pertinenti, adeguati e non eccedenti rispetto alle finalità perseguite.
✅ Trasparenza
Il dipendente deve essere informato in modo chiaro circa le modalità di controllo, i dati raccolti, le finalità e i tempi di conservazione.
❌ Quando è vietato
Il tracciamento GPS non può mai trasformarsi in un controllo occulto o continuativo e indiscriminato, soprattutto fuori dall’orario lavorativo.
Cosa può fare legalmente l’azienda?
Un’azienda può utilizzare sistemi di geolocalizzazione dei propri dipendenti, ma solo nel rispetto di precise condizioni normative. Ecco le principali:
- Definire chiaramente la finalità (es. sicurezza, logistica, ottimizzazione).
- Informare preventivamente i lavoratori con una policy trasparente.
- Richiedere autorizzazione sindacale o dell’Ispettorato del Lavoro in caso di controllo difensivo indiretto (art. 4 dello Statuto dei Lavoratori).
- Configurare il sistema per limitare la raccolta solo agli orari di lavoro.
- Stabilire un tempo massimo di conservazione dei dati, coerente con la finalità.
- Effettuare una valutazione d’impatto privacy (DPIA) se i trattamenti sono a rischio elevato.
Cosa non può fare l’azienda?
Esistono pratiche chiaramente illegittime, sanzionate più volte dal Garante. Eccone alcune:
- Attivare il GPS senza informare i dipendenti.
- Controllare gli spostamenti anche fuori dall’orario di lavoro.
- Utilizzare app installate su smartphone personali (BYOD) senza consenso.
- Raccogliere dati eccedenti rispetto allo scopo dichiarato.
- Mancanza di policy aziendale GPS chiara e accessibile.
Queste situazioni espongono l’azienda a gravi rischi sanzionatori, oltre a compromettere il rapporto fiduciario con i lavoratori.
Le sanzioni previste dal Garante Privacy
Le violazioni del GDPR in ambito lavorativo sono spesso oggetto di interventi da parte del Garante per la protezione dei dati personali, con multe che possono superare anche i 100.000 euro.
Tra i casi più frequenti:
- Tracciamento continuo non autorizzato
- Mancata informativa ai dipendenti
- Controlli occulti tramite app
5 consigli pratici per le aziende
Per evitare errori e sanzioni, ecco 5 buone pratiche da adottare subito:
- Redigi una policy aziendale GPS
La policy deve indicare finalità, strumenti, tempi di conservazione e diritti dei lavoratori. Deve essere facilmente accessibile e comprensibile.
- Informa sempre i dipendenti
Fornisci un’informativa dettagliata e spiega chiaramente quando, come e perché vengono tracciati.
- Limita l’uso ai soli casi necessari
Usa il GPS solo dove strettamente indispensabile. Evita il tracciamento continuo o generico.
- Configura il sistema per orari lavorativi
Assicurati che la raccolta dei dati avvenga solo durante il tempo di lavoro e che il tracciamento venga disattivato automaticamente fuori orario.
- Conserva i dati solo il tempo necessario
Stabilisci un limite temporale per la conservazione (es. 30 giorni) e elimina regolarmente le informazioni obsolete.
Conclusione: controllare sì, ma nel rispetto delle regole
Il controllo GPS dei dipendenti può essere uno strumento utile per migliorare l’efficienza aziendale, ma solo se utilizzato in modo corretto e conforme al GDPR.
Ignorare le regole non è solo un rischio legale, ma anche un danno per la reputazione aziendale e la fiducia interna.
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